«Io ti sento, io ti so»
Basta mettersi in ascolto… Mettersi in ascolto significa identificarsi, vestire i panni dell’altro, immaginare il suo punto di vista. Viviamo in un mondo sordomuto di vite blindate, dove ogni incontro ha il sapore di un miracolo. Negli anni, mesi o istanti in cui vive, l’incontro si alimenta di questo: di comunicazione. Non di parole, non è quello: vive di sintonia. Come con le manopole della radio, bisogna aggiustare la ricezione, trovare la lunghezza d’onda dell’altro e finalmente sentire. Sfiorare anche solo un momento la meraviglia dell’unisono: un solo suono, lo stesso suono, un suono così chiaro. Non c’è nessuna comunicazione o – peggio – c’è solo sfinente comunicazione formale, senza quel tentativo di immedesimarsi. Di ascoltare, appunto. Di capire e perciò di “sapere”. Io ti conosco come nessun altro, dicono le madri ai figli, gli amanti agli amati. Intendono dire: io ti sento, io ti so. Io ti sono dentro.
C. de Gregorio, Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto, Milano, Mondadori, 2006