Pinocchio e il giudice
Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, per la sua barba bianca e specialmente per i suoi occhiali d’oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo di una flussione d’occhi che lo tormentava da parecchi anni. Pinocchio, alla presenza del giudice, raccontò per filo e per segno l’iniqua frode, di cui era stato vittima; dette il nome e il cognome e i connotati dei malandrini, e finì col chiedere giustizia. Il giudice lo ascoltò con molta benignità, prese vivissima parte al racconto, s’intenerì, si commosse, e quando il burattino non ebbe più nulla da dire, allungò la mano e suonò il campanello. A quella scampanellata comparvero subito due cani mastini vestiti da giandarmi. Allora il giudice, accennando Pinocchio ai giandarmi, disse loro: «Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro. Pigliatelo, dunque, e mettetelo subito in prigione».
C. Collodi, Pinocchio, Firenze, Felice Paggi, 1883